OLAV ZIPSER

  1. Ho conosciuto Patrick de Gayardon nel 1987/88 a Deland, Florida. A quel tempo John Le Blanc della Performance Designs stava realizzando delle nuove vele, era prima dell'Excalibure, la prima vela veloce della PD. Ero a DeLand per alcuni demo jumps,comePatrick. Ricordo questo grande ragazzone, con grandi capacità di stunt, testando le vele in un modo pazze- sco ed atterrando davvero alla massima velocità e in modo incredibile. Quindi lo rividi durante la prima gara ufficiale di skysurf, era uno dei partecipanti. Non abbiamo fatto tante cose insieme, ma nel 1995 lui cominciò a prepararsi per l'impresa del salto in alta quota senza ossigeno. La mia scuola di freeflying era stata fondata l'anno prima, nel 1994, così lui venne da me per chiedermi di allenarlo nel volo verticale e a testa in giù in modo con- trollato per raggiungere la massima velocità e per perdere quota nel più breve tempo possibile. Durante que- sta preparazione facemmo una tappa anche in Italia, a Nettuno con Marco Carrara, quindi andammo a Gap per un lungo camp di preparazione e per preparare la nostra attrezzatura: tute, modificare gli imbraghi, maniglie, testare le maschere per l'ossigeno e fare alcuni salti di preparazione.

  2. Alla fine del 1995 ci recammo in Russia. Ricordo che c'era la neve ovunque! Eravamo un gruppo di 30 persone con giornalisti e fotografi in veste ufficiale... fu davvero difficile gestire e preparare tutto al meglio. Nei 3 giorni precedenti al lancio non man- giammo nulla, bevemmo solamente per evitare qualsiasi problema di digestione, con gas intestinali o altro. Utilizzammo un aereo Cargo Russo, un Illusion72 con quattro reattori jet per raggiungere la quota. A 11.000 metri inizio la depressurizzazione

  3. della nostra cabina che durò un minuto. Fu davvero pazzesco perchè in 60 secondi perdemmo improvvisamente in 60% della pressione. Fu molto duro sia per i nostri corpi che per il nostro stato mentale, anzitutto avemmo dei problemi con la circola- zione sanguinea, inoltre c'era una temperatura esterna di -70 C° ...ma fu davvero fantastico! Il cielo era incredibilmente limpido tanto che potevamo vedere tutti i dettagli intorno a noi per molti, molti kilometri di distanza. Decidemmo di saltare troppo presto, con la "luce rossa", era troppo difficile continuare ad aspet- tare. Non ho mai visto la Drop Zone ed atterrai molti kilometri fuori zona, nella neve. Lo stesso successe a Patrick. Fu davvero pazzesco ma non era finita! Decidemmo di fare delle foto il giorno successivo, saltando da un elicottero da 3-4.000 metri di quota. Fu un altro salto fuori di testa! Decollammo mentre stava per sopraggiungere una tormenta di neve, saltammo con lo stesso equipaggiamento sia per il freddo ma soprattutto per dare l'idea che le foto fossero state scattate durante il salto del Record, così indossavo 2 paia di guanti, un casco con la maschera del- l'ossigeno davvero stretta e così via. Saltammo e dopo il "fine lavoro" aprii il mio paracadute in una grande nube proprio mentre l'ossigeno stava esaurendosi. Non mi era possibile più respirare e trascorsi alcuni minuti di panico mentre provavo a toglier- mi la maschera per l'ossigeno... In quegli anni ero abbastanza matto per seguire Patrick nel suo progetto! Circa la sua personalità posso affermare che Patrick è stato un pioniere, non aveva paura di nulla, amava misurarsi con qualsiasi cosa, era il suo stile di vita e credo che abbia sempre utilizzato tutti i suoi soldi per sviluppare i suoi progetti, per preparare nuove spedizioni, per affrontare e vincere nuove sfide.


JARI KUOSMA

  1. Il 13 Aprile 1998 era una giornata in cui il Leggendario paracadutista Patrick de Gayardon si trovava alle Hawaii per allenarsi a saltare con la sua tuta alare. La notizia della sua morte attraverso il mondo del paracadutismo si diffuse in tutta l’incredula comunità come una goccia che cade su uno specchio d'acqua, raggiungendo ogni skydiving club, anche il più remoto, ed ogni paracadutista del mondo. Questo era dato anche dal fatto che Patrick aveva una fama "non umana", come uno "skygod" inventore dello skysurf, praticante di Basejumper, relative work, swoop, uno dei migliori paracadutisti al mondo ed, ovviamente come "uomo alato" Molti si sono ispirati a lui allora ma anche dopo di lui. Comunque io non ho mai incontrato Patrick, la sua vita e la sua passione hanno dato forma al mio futuro in un modo che nessuno avrebbe mai immaginato. Ho letteralmente seguito le sue impronte nell'estate 1998 quando per la prima volta andai ad Arco per fare del BASE con i miei amici Stane e Robert. Incontrammo alcuni Base jumpers italiani sulla strada che portava al punto dell'exit e cominciammo a chiacchierare. Avevamo sentito di particolari caratteristiche del pen- dio, dei venti della zona, della zona a vela aperta e di atterraggio. Avevamo anche sentito delle storie di altri jumpers e delle loro esperienze da quel pendio. Uno di loro aveva conosciuto Patrick un anno prima, aveva fatto un salto con la sua tuta alare ed aveva volato da quel pendio, incredibilmente, per 28 secondi. La botta di adrenalina che ne era seguita, il divertimento e i sogni che erano nati da quel salto hanno avuto un effetto irreversibile sulle nostre vite. Quell'anno, nel 1999, aprii una società che chiamai BIRDMAN International ad Helsinki (Finlandia), che progetta, produce e commercializza wingsuits per paracadutisti esperti. Io ho creato la prima tuta alare (commerciale ndr), il primo programma di volo e di istruzione per poter diffondere l'amore per la wingsuit in sicurezza e l'esperienza minima richiesta per volare fu fissata a 500 salti, che al tempo erano considerati pochi.

  2. Oggi, che le wingsuits sono solo il mio lavoro quotidiano, che si trovano in ogni drop zone nel mondo e che paracadutisti con solo 200 salti possono provarle in sicurezza e fare l'esperienza che posso descrivere come la cosa più vicina al vero volo umano, noi dobbiamo pagare un tributo all'uomo che previde le reali possibilità della wingsuit e fece una previsione, giusto prima della sua morte, in una intervista a Para-Mag: "Presto i paracadutisti con solo 200 lanci potranno volare con la tuta alare che diventerà uno sport popolare" Bene Patrick, avevi abbastanza ragione anche su questo, avrei voluto che tu fossi tra noi per vederlo. Grazie per tutto.















LA COMPETIZIONE

  1. E' a Lyon-Corbas nel 1980 che si avvicina al paracadutismo sportivo e nell'in- verno si reca negli Stati Uniti a fare uno stage di perfezionamento. Il lavoro relativo lo attira e si lancia nella competizione dell'RW4. Con la sua squadra les Sassaroses conquista la medaglia d'oro nella categoria excellent, nel 1983. La squadra era composta da: Laurent Bouquet, Francois-Martin Excertier e Bernard Cetier. Presto pratica anche il Canopy Relative Work e partecipa ad alcune prime gare con la squadra Village Gaulois. Partecipa alla gara di rotazione a Bergerac, con la squadra Coca Cola. Patrick scopre il Basejump nel 1984, praticamente da solo nei suoi luoghi: ponti, dighe e la Torre Montparnasse. Ma tutto questo all'epoca era proibito dalla FFP (Federazione Francese). Nel 1985, fece parte della rappresentativa Nazionale Francese RW8. Con questa esperienza apprese le novità della disciplina di gruppo e dello sport di gruppo vincendo la sua prima medaglia d'argento internazionale, al Campionato Mondiale in Yugoslavia.

IL SOGNO AMERICANO

  1. Poi entrò nell'epoca " Lyonnais ": tute a fiori, mini-paracadute, aperture basse. Patrick si divertì durante tutto questo periodo, non arrivò mai ultimo. Gli anni successivi continuò con le competizioni nel lavoro relativo ad un ritmo più tranquillo, sia in Francia che negli Stati Uniti, dove sperimenta cose nuove. Non vi citiamo qui la lunga lista di medaglie ottenute da Patrick in questa disciplina. Nel 1988 si trova di nuovo nell'Equipe de France di WR8, con i TAG.

LE PRIME CASCADES

  1. Nel 1987, assiste il "cascadeur" (stunt man) Alain Prieur durante i suoi salti senza paracadute. Poi saltò "ufficialmente" in Base jump dalla Torre Fiat, a Parigi, inaugurando così la sua licenza di stunt. Nel 1989, rincontra Bruno Gouvy. Insieme totalizzarono numerosi salti di skysurf e freestyle (alcuni dei quali agganciati con delle staffe speciali ai piedi). Patrick assisterà Bruno Gouvy nel suo tentativo di raggiungere il record della velocità in caduta libe- ra con un'ogiva. Durante tutti questi impegni troverà il tempo per ottenere il BEES 1, il brevetto di paracadutista professionale, con le qualifiche PAC e tandem.

LO SKYSURF

  1. Nel 1990, Patrick è il primo ad utilizzare le grandi tavole da surf. E' l'uscita clamorosa del film Skysurfer, di Patrick Passe, nelle " Nuits de la Glise ", poi della pubblicità Reebok che contribuirà a rendere “Deug” celebre negli Usa e nel mondo intero. Nel 1991, cominciò a lanciarsi con degli sci ai piedi. Quindi viene eletto paracadutista dell'anno negli USA, grazie al mensile Skydiving. Pratica comunque il lavoro relativo con la squadra Finet. Nel 1992 ritorna nella squadra Francese di RW8 Hautes-Alpes.

LE IMPRESE

  1. Nell'ottobre 1992, a Soulac, stabilisce un nuovo record del salto in altitudine senza ossigeno a 11690 metri. E' anche il debutto dei suoi Sponsor, per il quale fa qualche salto BASE in Venezuela. Nel 1993, in Spagna, guadagna la medaglia d'oro durante il primo Campionato del Mondo di Skysurf (non ancora disicplina FAI). In Messico, salta dentro una cavità del terreno pro- fonda 350 metri e con un diametro di 150 metri, sempre per la Sector.

  2. Nel 1994, effettua i primi salti in tandem surf a Tahiti, con la passeggera Wendy Smith. Poi è il primo a saltare con lo skysurf al Polo Nord. Pratica ancora il lavoro relativo e compete con l'Equipe de VR4 Essonne Sector. Partecipa alla realizzazione di un film sullo skysurf, skyski e slitta per l'aper- tura dei Giochi Olimpici a Lillehammer, con Eric Fradet e Peter Schafer. Ai campionati mondiali di skysurf a Eloy, arriva solo secondo, superato da Rob Harris. Nel 1995 partecipa alla realizzazione del film di Patric Passe " Skysurf a 3 " alle Hawaii con Rob Harris. In Russia, batte il proprio record di salto in alta quota senza ossigeno e passa da 11690 metri a 12700 metri. Nel 1996 conquista la medaglia di bronzo in skysurf agli Extreme Games a Newport e la medaglia d'oro alla Coppa del Mondo in Turchia.

IL “GRANDE GIOCO” CON SECTOR

  1. Il 1997 sarà un anno ricco di avvenimenti incredibili, la partnership con Sector funziona fino in fondo... in Aprile salto BASE con il surf in Norvegia per Sector; a Giugno rientra in un Pilatus in volo a Chambery; a Ottobre passa raso-terra a pochi metri da Aiguille di Midi, indossando una tuta alare; a Novembre realizza la stessa impresa nel Grand Canyon.

  2. L'inverno 97/98, si parlerà molto di Deug: emittenti televisive, stampa, etc. Fu tentato di scrivere che era arrivato al culmine della sua gloria. Ma questo non era vero: chi sa veramente dove sarebbe arrivato? Aveva ancora tanti progetti da realizzare: slalom dentro delle maniche a vento giganti, nuovi salti BASE nella cava, salto a 40000 metri e il decollo da un pendio innevato con la wingsuit...



















L’INCIDENTE MORTALE

  1. Nell'Aprile 1998, Patrick riunì Wendy Smith, Katharina Ollikainen, Adrian Nicholas e Patrick Passe alle Hawaii per girare il suo nuovo film. Lo scopo era di realizzare una sequenza di skysurf tandem e freefly sulla location della North Shore. Parallelamente al film, voleva fare dei salti di allenamento con la tuta alare. Patrick de Gayardon lavorava molto per migliorare le prestazioni della wingsuit. Saltava con un deflettore fissato sul fondo del contenitore del suo paracadute principale. Questo deflettore permetteva di far sci- volare l'aria sopra la schiena permettendogli di migliorare le sue performance della tuta alare del 10%. Il deflettore era realizzato in cordura e riempito di schiuma. All'interno del deflettore era posto l'alloggiamento per l'hand deploy. Il deflettore poteva essere staccato: in basso (sul fondo della sacca) era situato in modo che aderisse il più possibile, in alto aveva due lacci realizzati con grosse funicelle, una a destra ed una a sinistra. Patrick le faceva passare in dei fori posti su ogni angolo del contenitore del paracadute principale. I lacci scorrevano nei rispettivi fori, passando all'interno del contenitore al fine di ancorare il deflettore al fondo della sacca. Inoltre i lacci ed i nodi erano protetti da un doppio fondo in velcro che ricopriva tutta la parte interna della zona inferiore del contenitore. Dopo 4 giorni di riprese, sul North Shore vi erano forti venti ed i salti vennero interrotti momentaneamente. Nel pomeriggio Patrick decise di lavorare sul nuovo deflettore. Lo smontò e lo rimontò senza aprire il contenitore principale. Nel rimontarlo, passando i lacci nei rispettivi fori, Patrick commise un errore grave: nel farli passare prese anche due funi di sospensione del paracadute posizionate come di norma sul fondo della sacca. Senza saperlo, provocò un cappio mortale. L'indomani, nei due salti per le riprese di tandem, Deug e Adrian fanno insieme un salto di allenamento con la tuta alare. Poi alle North Shore volarono molto vicini incrociandosi. Ora Adrian sapeva utilizzare bene la sua nuova tuta. Patrick che totalizzò più di 500 salti con la tuta alare fece dei movimenti precisi con avvi- cinamenti, passaggi doppi e tunneaux. Era contento di vedere i suoi compagni acquisire la sua stessa capacità di volo. Adrian vide l'ultimo sorriso di Patrick prima che incurvasse impercettibilmente le spalle per aumentare la velocità orizzontale e filare verso la terra. Adrian aprì a 1200 metri, Deug fece ancora qualche virata, fedele alle sue abitudini. Continuò a derivare orizzontalmente ed aprì a 7/800 metri. Patrick cercò di trazionare il suo hand deploy a 700 metri, forse anche più basso. L'estrattore aprì le pattine normalmente, ma la pod del principale non poteva alzarsi, ne aprirsi perchè le funicelle erano intorcigliate ai lacci del deflettore. Patrick sganciò e trazionò la maniglia dell'emergenza. L'estrattore e la freebag della riserva si attorcigliarono immediatamente alla pod del principale, le due pod rimasero a galleggiare alle sue spalle ma non si aprì nulla. Terminò i suoi 300 metri di caduta in un grido pieno di vita ed adrenalina. Patrick è stato trovato con le due maniglie nelle sue mani, e non aveva sganciato le ali della sua wingsuit. Forse se l'avesse fatto, o avesse avuto il tempo di farlo, l'assenza delle ali avrebbe ridotto la portanza e quindi la minore depressione sulla parte posteriore del corpo. Avrebbe avuto una minima possibilità che la riserva potesse aprirsi senza aggrovigliarsi all'estrattore e alla pod del principale. Forse! Qualche giorno dopo il corpo di Patrick de Gayardon è stato rimpatriato in Francia dove la sua famiglia lo ha cremato. Le sue ceneri sono state divise e disperse su North Shore, Deland, Gap, Chamonix e Nuova Zelanda. Da quì la leggenda di Patrick de Gayardon fu sparso ai quattro angoli del pianeta Skydive.

PATRICK DE GAYARDON